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I portatili battono i fissi, esplode il mobile

Tre italiani su quattro hanno uno smartphone (75,7%). E sono orma più i possessori di un portatile (64,5%) rispetto a quelli di un computer fisso (54,7%). Meno della metà, invece, sono i possessori di un tablet, pari al 43,3% degli italiani, anche se il dato è in crescita rispetto al 36,8% dell’anno precedente. Lo dice l’Eurispes, come riporta Asca, in un sondaggio contenuto nel Rapporto Italia 2016, presentato oggi.

Meno di un italiano su 2 possiede un abbonamento alla tv a pagamento (42,1%, rispetto al 36% del 2015) e poco meno di un terzo ha una consolle per videogiochi (31,3%); il 27,5% una smart tv. Nonostante le nuove modalità di fruizione dei contenuti televisivi, spiega Eurispes, quella tradizionale, in tempo reale sul mezzo televisivo, rimane la più diffusa.

Il mezzo utilizzato principalmente dagli italiani per comunicare con parenti/amici è ancora la telefonata, con una percentuale del 66% (-6,4% rispetto al 2015). L’unica vera alternativa numericamente rilevante è whatsapp, con il 29,3% (+11% rispetto al 2015).

Smartphone o telefonino, comunque, ne ha uno il 93,1% degli italiani dai 18 anni in su. L’utilizzo più frequente resta chiamare ed essere chiamati (99,3%), seguono inviare e ricevere sms (85,1%) e moltissimi comunicano tramite Whatsapp o altre applicazioni di messaggistica (75,2%), fanno foto e filmati (69%) e li inviano e ricevono (68%), navigano su internet (66,8%). La maggioranza usa le applicazioni (54,2%) ed i social network (51,1%).(Segue)

Come spiega Eurispes, navigare su Internet è ormai un dato di fatto per la maggior parte della popolazione (l’81,5%). Gli italiani usano la rete soprattutto per cercare informazioni di loro interesse (97,8%) e inviare e ricevere e-mail (85,8%); per navigare sui social network (68,9%), guardare filmati su YouTube (66,8%), controllare il proprio conto bancario (65,1%), fare acquisti (55%).

Con l’e-Commerce si acquistano soprattutto biglietti ferroviari/aerei (85,3%), viaggi (69%), biglietti per cinema/concerti/teatro/mostre (67,4%), apparecchiature tecnologiche (66,2%), capi di abbigliamento (61,4%), coupon su gruppi d’acquisto (39,4%), trattamenti estetici e per il benessere (26,8%) e visite mediche (25,3%). Meno frequente l’acquisto di prodotti alimentari (19,3%).

Un rilevante 27% di chi usa Internet afferma di aver sentito violata la propria privacy perché qualcuno ha pubblicato online foto in cui era presente; il 21,2% perché qualcuno lo ha contattato online in modo insistente.

Fonte: Prima Comunicazione.it

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Suor Cristina in prima del NYT

Suor Cristina Scuccia durante una esibizione (Foto Palermomania)

Suor Cristina Scuccia, la religiosa che canta le canzoni pop nel talent di Rai2 The Voice of Italy, “riuscirà ad arrivare alla finale di giugno e a convertire il suo coach, il rapper J-Ax?”. Lei che appena si è esibita nel programma ha avuto 47 milioni di visualizzazioni su YouTube è dunque un fenomeno dovuto “all’effetto Francesco, il risultato del primo anno del pontificato del papa?”. A porsi queste domande è la versione internazionale del New York Times che oggi pubblica in prima pagina, taglio centrale, un servizio del suo corrispondente da Roma Jim Yardley sul nuovo fenomeno musicale italiano, che con l’esibizione sulle note di No One di Alicia Keys ha sbancato sul web. Il giornalista racconta la storia di Suor Cristina, partita da una scuola di recitazione promossa dalle suore: “Gli studenti sono selezionati per esibirsi davanti al Papa in piazza San Pietro, ma durante le prove la donna si frattura una caviglia. Cristina Scuccia non può cantare, ma decide di diventare suora. Va in Brasile ad aiutare i bambini poveri e poi torna in Italia in un convento a Milano. Ma lei è ancora una cantante di talento e vince il concorso di canto cristiano. Poi si aggiudica l’audizione il 19 marzo per partecipare alla versione italiana di The Voice. Lì, in abito da suora, con la folla in piedi ad applaudirla e il giudice rap tatuato in lacrime, intona “No One” di Alicia Keys e su Internet il video diventa virale. Molte riviste di gossip l’hanno sbattuta in copertina con ampi articoli”. La storia di suor Cristina “sembra quella di Ms. Keys e Whoopi Goldberg, star del film “Sister Act”. Suor Cristina ha vinto un primo round duellando con un concorrente durante sul brano del 1980 di Cyndi Lauper “Girls Just Wanna Have Fun”. Poi ha cantato “Hero” di Mariah Carey. La sua successiva prova è prevista questa sera. Quello che una volta era niente di più che uno spettacolo canoro giudicato mediocre è diventato un fenomeno televisivo in Italia. Ma ora Suor Cristina riuscirà a restare in gara fino alla finale? Riuscirà a convertire il suo coach, il rapper italiano J-Ax, al cattolicesimo? E perché il suo aspetto ha suscitato una così enorme reazione in Italia e oltre?”. “Per alcuni osservatori – scrive ancora il giornale – il successo di Suor Cristina è un ‘effetto collaterale’ del nuovo stile stabilito durante il primo anno di pontificato di Papa Francesco. Se una volta poteva sembrare inappropriato per una suora apparire in uno show”, ora “l’effusione e il sostegno del pubblico sono visti come un’ulteriore prova del cosiddetto ‘Francis effect’”.

Fonte ANSA

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Un (You)Tube per i più piccoli.

 
Sempre più spesso ad usufruire del social più conosciuto per la condivisione di materiale video sono i più piccoli: cartoni, video, canzoncine sono tra i contenuti più cliccati nel network. In aggiunta a questo la diffusione di internet nel mondo e la creazione dei vari dispositivi mobili, come smartphone e tablet, che permettono di accedere alla rete in qualunque momento e luogo, fa il resto. Quante volte vi è capitato di vedere un bambino dinanzi ad un tablet, magari al ristorante, per tenerlo "buono". 

Sempre più bambini quindi sono regolari frequentatori della celebre piattaforma di condivisione video YouTube, che starebbe per questo motivo valutando la possibilità di creare una versione della piattaforma pensata appositamente per i più piccoli.
Questa nuova piattaforma, secondo le indiscrezioni riportate da The Information, andrebbe incontro alle esigenze dei genitori per fornire ai bambini con un'età pari o inferiore a 10 anni, una serie di contenuti video educativi pensati appositamente per quell'età, evitando quindi commenti o filmati pensati per gli adulti.

YouTube sarebbe addirittura già in contatto con alcuni partner per la creazione di contenuti video destinati ai minori, ma al momento nessuna conferma ufficiale è disponibile.

Già adesso esiste un canale apposito, YouTube EDU, che offre una serie di filmati educativi per gli utenti più piccoli, ma il nuovo progetto dovrebbe essere qualcosa di molto più ampio rispetto a quanto fatto fino ad ora.
 
Fonte HitechItaly
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Messaggi via smartphone, WhatsApp straccia tutti

Ogni mese 400 milioni di utenti si scambiano messaggi attraverso il servizio WhatsApp. Notissimo programma per smartphone che ha sostituito gli sms e, con il tempo, si è arricchito con funzioni multimediali, come la possibilità di inviare messaggi vocali, video e immagini.

Ora, secondo Business Insider, WhatsApp può insidiare i colossi dei social network come Facebook e Twitter. E non è un caso che negli ultimi aggiornamenti, i due noti siti web abbiano potenziato i servizi di messaggistica.

I concorrenti diretti dell’app sono entrambi asiatici, dove hanno la maggior parte del pubblico WeChat (Cina) e Line (Giappone). Il primo ogni mese conta 297 milioni di utenti attivi (dati di novembre 2013), il secondo è fermo a 186 milioni.

Per dare un’idea della posizione dominante di WhatsApp, si possono confrontare i suoi numeri con quelli di Facebook Messenger: 53 milioni di utenti attivi al mese (inferiori di otto volte).

Snapchat, la newentry del 2013, è ferma a 30 milioni di utenti.

Circa il 40% hanno WhatsApp installato. La sua penetrazione è quasi doppia rispetto al concorrente più vicino, il software Kakao Talk, usato in Asia.

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Un'app per sapere chi ti odia sui social

 

Molto probabilmente non tutti i vostri amici di Facebook riscuotono la vostra simpatia e altrettanto probabilmente la cosa è reciproca. Quindi non è azzardato pensare che sia giunta l’ora di eliminare dalla nostra lista di contatti le persone per le quali non proviamo simpatia, in considerazione del fatto che si può risolvere il problema semplicemente non leggendo i loro post, utilizzando la funzione “Unfollow”, evoluzione della vecchia “Hide All”.

Ma se non ve la sentite di prendervi la responsabilità di eliminare qualcuno dalla vostra lista di amici, con la possibilità di dover anche dare spiegazioni sui motivi di una decisione simile, vi è una nuova app che vi potrà venire in aiuto, facendo il “lavoro sporco” al vostro posto.
Questa app si chiama “Hate With Friends” e vi dà la possibilità di sapere se, tra voi e un vostro amico di Facebook l’antipatia è reciproca.

Il suo funzionamento è molto semplice: una volta entrati nel sito, ingresso da effettuare utilizzando le vostre credenziali di Facebook, vi verrà fatto visualizzare l’elenco degli amici che avete sul social network. Vicino ad ogni contatto vi apparirà il pulsantino “lo odio/la odio”. E’necessario un semplice click e se la persona in questione ha effettuato la medesima operazione nei vostri confronti, ecco che vi arriverà una mail nella quale vi verrà comunicato che l’odio è reciproco.

Arrivati a questo punto dovrete decidere se utilizzare l’opzione “rimuovi dagli amici” oppure cercare di ricucire il vostro rapporto virtuale, con la spedizione di un regalino, ovviamente virtuale anch’esso.

Ma a chi dovremo dire grazie nel caso in cui dovessimo utilizzare questa app per decidere se eliminare qualcuno dai nostri contatti? A Chris Baker, già noto per aver creato “Unbaby.me”, il quale ha voluto, con questa sua ultima creazione, prendere in giro “Bang With Friends”, il “sexy-poke” che vi dà la possibilità di scoprire quale amico vorrebbe fare sesso con voi.

Baker ha dichiarato che, per la sua natura di risposta ironica a “Bang With Friends”, questa sua ultima creazione, pronosticata come il nuovo passatempo che terrà occupati i frequentatori del social network nei primi mesi del 2014, va utilizzata come un semplice passatempo da non prendere troppo sul serio.

Tuttavia, l’auspicio di Baker sembra destinato a non realizzarsi. Secondo il “Daily Mail” molti utenti non avrebbero trovato così divertente questa applicazione, ritenendo che basterebbe semplicemente eliminare una persona dai contatti o non aggiungerla proprio, invece di ricorrere a questa app. Tutto condivisibile ma è altrettanto vero che è interessante scoprire chi ci detesta senza renderlo palese.

 

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Sicurezza stradale. Pensaci.

Partita su La 7 il 6 dicembre, durante la trasmissione di Maurizio Crozza, la nuova campagna della Fondazione Ania per la sicurezza stradale, firmata da Oliviero Toscani.

Con immagini martellanti a ritmo psichedelico, un sottofondo di sirene e suoni di soccorritori, un inquietante battito cardiaco e il claim finale ‘Non spegnere la luce’, lo spot vuole riprodurre ciò che si vive nei momenti immediatamente successivi a unincidente, negli istanti in cui si pensa a quello che si aveva e che si potrebbe perdere.

Il video, che verrà trasmesso oltre che su La7, sulle reti di Sky, Mediaset e Rai (la campagna viene declinata anche su alcuni quotidiani), si inserisce come un pugno nello stomaco nella comunicazione mielata del periodo natalizio per ricordare il valore della vita, spesso messo a repentaglio da comportamenti scorretti e distratti nella guida.

Fonte Prima Comunicazione

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MSC Crociere una case history di successo su Twitter

La compagnia di crociere Msc entra nella sezione dedicata alle success stories di Twitter (https://business.twitter.com/success-stories/msc-cruises), dove si collocano aziende e personaggi del calibro di Barack Obama, Coca-Cola e Adidas.
Un risultato, spiega una nota della compagnia, raggiunto grazie alla strategia di marketing messa a punto la scorsa estate per tutta la durata del progetto La Nave dei Giovani, un’intera nave, Msc Orchestra, con un itinerario studiato per il target 18-35 anni, verso le destinazioni più in voga fra i ragazzi, come Ibiza, Palma di Maiorca e la Costa Azzurra. Per l’iniziativa, nata dall’esigenza di conquistare il target giovani, sono stati anche organizzati a bordo della nave party a tema, feste in piscina, serate in maschera o in discoteca fino a notte fonda, ai quali hanno partecipato anche personaggi famosi, come Ben Dj, chiamati a infiammare l’atmosfera sulla nave. E così ha preso il via la crociera per i ragazzi, disponibile ogni settimana, da giugno a metà ottobre.
A giudicare dai risultati ottenuti dalla campagna di comunicazione condotta su Twitter, Msc è stata apprezzata dal social network a tal punto che da oggi l’ha inserita tra quelle di maggior successo. Si è iniziato dalla creazione di un hashtag ad hoc #navedeigiovani, una scelta in grado di creare conversazioni legate al progetto, fra appassionati del mondo delle crociere ma anche semplici curiosi, attirati dalla varietà di eventi in corso contemporaneamente a bordo.
“Il progetto ha ottenuto grandi riscontri su Twitter” dichiara Andrea Guanci, direttore marketing Msc Crociere “a partire dai nuovi followers del profilo Msc Crociere: oltre 11.000 pari ad un incremento del 420%, sul totale. Sono state più di 2.500 le citazioni con hashtag #navedeigiovani con un tasso di engagement pari al 5,76%. Oltre a questi risultati la campagna è stata un successo di marketing semplicemente analizzando il flusso di traffico generato sul nostro sito web, senza considerare tutti gli altri impatti in termini di engagement e viralità. Msc Crociere ha, infine, ideato un nuovo modello di interazione tra i suoi ospiti a bordo e tutti gli altri utenti” conclude Guanci, “proiettando in tempo reale i tweet con hashtag #navedeigiovani sul maxischermo presente sul ponte della piscina, creando, così, una linea di comunicazione diretta tra la Nave e il social network.”
Tre le chiavi di successo individuate: la capacità di indirizzare il pubblico al momento giusto con un corretto utilizzo degli strumenti messi a disposizione su Twitter; lo sfruttamento  della potenza degli hashtag; l’integrazione sul social network con gli altri media, come le pubblicazioni dei video linkati da YouTube.
Non è la prima volta che Msc Crociere raggiunge traguardi simili sui social network, da YouTube a Instagram fino a Facebook, sul quale la Compagnia ha oltre 1,8 milioni di fan ed è stata consacrata nei mesi scorsi nella sezione Facebook for Business grazie ad una campagna marketing per promuovere una minicrociera Msc (www.facebook.com/facebookforbusiness/success/msc.crociere.italia).
Anche SocialBakers, leader nell’elaborazione di analisi e statistiche dei social media, ha collocato la compagnia nella top ten dei brand italiani con maggiore engagement sui propri fan su Facebook.

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Ecommerce: l'80% degli utente sceglie "social"

Sono stati  presentati oggi pomeriggio i risultati di una ricerca, sviluppata attraverso HQ24, il panel online del Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Toluna, realizzata con l’obiettivo di fotografare lo stato dell’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’e-commerce in Italia.
La ricerca in Italia è stata effettuata nella settimana dal 10 al 15 ottobre attraverso la compilazione di circa 1.200 questionari online. Le risposte hanno evidenziato come questo campione, rappresentativo della popolazione italiana, utilizzi in media due device (prevalentemente computer e smartphone/tablet) ed abitualmente acceda a tre social media/piattaforme: i più utilizzati sono Facebook, Linkedin, YouTube, mentre la piattaforma più utilizzata è Skype. L’utilizzo dei nuovi device e dei social ha reso la comunicazione più immediata, ma non più interessante: solo il 6% degli intervistati, infatti, ritiene che i social permettano forme di espressione più interessanti e coinvolgenti.
Più della metà della popolazione italiana online, tuttavia, utilizza i social: posta, condivide, commenta anche se con alcune differenze di atteggiamento tra uomini e donne. I primi prediligono esprimere online le proprie opinioni, mentre le seconde preferiscono condividere immagini e link.
Negli ultimi 3 mesi il 46% del campione ha effettuato acquisti online prevalentemente da pc (portatile o fisso), il 28% ha acquistato da smartphone, il 25% da tablet. Il metodo di pagamento più utilizzato è Paypal (46%) seguito dalla carta di credito prepagata (42%).
Nella fase del pre-acquisto la ricerca di informazioni è importante e all’incirca l’80% degli intervistati si affida a recensioni/commenti scritti da altri utenti/consumatori. Le categorie merceologiche più acquistate online sono biglietti/viaggi (52%), prodotti tecnologici (47%), prodotti editoriali (44%), mentre ancora poco comprati online gioielli, orologi (8%).
Tra coloro che non hanno ancora fatto acquisti online (10% della popolazione) le motivazioni sono la scarsa fiducia nei metodi di pagamento e il fatto di dover vedere/provare il prodotto che si ha intenzione di acquistare.
Sulla piattaforma di Toluna è stata anche lanciata, per gli stessi temi analizzati in Italia, una survey sulla popolazione online inglese, dalla quale è emerso che i device posseduti hanno all’incirca le stesse penetrazioni dell’Italia: il 60 e il 75% della popolazione possiede rispettivamente un desktop pc e/o un portatile. Il 56% possiede uno smartphone e il 35% un tablet.
Il social media più utilizzato, soprattutto dalle donne, è Facebook (78%) seguito da Twitter ( 29%) e dalla piattaforma Skype (22%). A differenza dell’Italia è utilizzato meno Google plus (14% vs il 44% in Italia) e Linkedin (19% vs il 31% in italia). Il 38% circa della popolazione inglese utilizza i social per comunicare più facilmente (soprattutto uomini) e in modo più immediato (soprattutto donne).
A differenza dell’Italia l’utilizzo della rete per fare acquisti è molto più frequente: il 37% dichiara di aver acquistato online nell’ultima settimana (in Italia il 20%) e solo il 2% dichiara di non aver mai acquistato (in Italia sono l’11%). Anche nel preacquisto si evidenziano atteggiamenti diversi: il 76% degli italiani cerca sempre informazioni/recensioni prima degli acquisti, contro il 54% della popolazione inglese. Comune invece il device utilizzato per fare shopping online: il pc o il laptop.
A livello di categorie di acquisto in Gran Bretagna si evidenzia maggiore apertura verso lo shopping di abbigliamento e food, categorie ancora poco acquistate dagli italiani che devono comunque provare/testare/vedere.

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5 cose da non fare su Twitter

Twitter è il social network più minimale. Ma la sua semplicità è apparente e poche regole da tenere a mente possono aiutare molto. Digiday ha creato cinque grafiche da tenere a mente. Le riproponiamo con un piccolo commento.

1 - Marketing in tempo reale: il motto “purché se ne parli” per i social network è generalmente falso. Meglio essere efficaci.

2 - Hashtag: la tentazione di inserire cancelletti dappertutto è forte. Ma la vera funzione degli hashtag è dar vita a un trend e solo pochi brand hanno la forza per crearne uno. È allora meglio utilizzarne uno già diffuso.

3 - Volgarità: solo pochi brand possono permettersi di superare il confine della decenza. In tutti i casi bisogna essere estremamente cauti.

4 - Coinvolgere il lettore: è la base del lavoro di un social media manager, ma se si deve implorare gli utenti per una risposta, allora c’è qualcosa che non va.

5 - Esser chiari: non c’è spazio su Twitter per gli slogan accattivanti. Se non si riesce a esprimersi in modo elementare allora meglio evitare di scrivere.

 

Fonti Primaonline e Digiday

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